IL MESSAGGERO: L’ELEGANZA DELLA CICOGNA PER UNA DONNA OTTIMISTA

IL MESSAGGERO: L’ELEGANZA DELLA CICOGNA PER UNA DONNA OTTIMISTA

La nipote del fondatore Eugenio, alla guida della Maison calabrese che porta il suo nome, per l’ultima collezione si è ispirata al pittore americano Hopper.

Questa è una storia che inizia in Calabria ai primi del 900, intessuta di stoffe preziose, realizzate con antichi telai che hanno conquistato il mondo dell’alta moda, i reali europei e le celebrities. Una tradizione giunta alla terza generazione quella di Maison Celestino, eccellenza del Made in Italy guidata da Caterina Celestino, nipote del fondatore Eugenio e avvocato penalista, nonché portavoce della griffe che ha appena sfilato nella tenuta nella tenuta della baronessa Toscano Mandatoriccio con una collezione ispirata al pittore americano Edward Hopper. La maison di Corigliano Rossano, famosa anche per aver realizzato all’inizio del secolo scorso le divise per l’esercito italiano ricavate dalla fibra della ginestra, a ottobre sfilerà per la prima volta a Parigi, la mecca dell’Alta Moda.

Caterina come è stato crescere tra tessuti preziosi e abiti couture?
«Molto bello, quando ero bambina passavo ore nel negozio dei miei genitori, dove ho imparato i primi rudimenti delle tecniche di vendita, ma soprattutto mi perdevo a osservare le espressioni di stupore dei clienti di fronte alla magnificenza dei tessuti artistici».
La storia della maison è in evoluzione, come sta cambiando?
«In realtà l’evoluzione dai tessuti per la casa alla sartoria è stata avviata da mio nonno Eugenio, che ha aperto le porte a prestigiose collaborazioni con i più rinomati atelier romani come le Sorelle Fontana e Fernanda Gattinoni. Dal 2014 abbiamo deciso di rispolverare le radici legate alla couture attraverso una selezione ancora più accurata delle fibre e delle armature, con la nostra peculiarità, la lavorazione a telaio a mano».
Fonti di ispirazione?
«L’arte a 360 gradi, le nostre precedenti collezioni sono state dedicate a Freud, al velo di Iside e al cinema muto».

Perché avete scelto la cicogna come simbolo del marchio?
«La cicogna è uno dei codici dell’arte tessile calabrese più recente: nella Sibaritide nidifica da sempre la cicogna bianca, che è anche una specie protetta. Per noi questo animale così elegante simboleggia il bene che prevale sul male, come nella favola di Jean de La Fontaine».

In passerella avete però portato una collezione introspettiva ispirata ad Hopper: qual è il messaggio?
«La collezione è una riflessione su quello che ci ha lasciato la pandemia. Rifacendoci alla palette del realismo di Hopper abbiamo voluto catturare la modernità dai sentimenti contrastanti, cercando di superare con ottimismo l’incomunicabilità tra le persone. Tra le 31 uscite, poi, c’è un omaggio a mia nonna, Caterina Oriolo, elegante antesignana dell’empowerment femminile: un abito in velours panné di seta impreziosito da ricami di oro zecchino che riproducono il motivo della spiga, sinonimo di prosperità».
Quali sono oggi i tratti distintivi del vostro brand? «Tradizione, rigore sartoriale, artigianalità e sostenibilità».

Com’è la donna che veste Maison Celestino?
«Sofisticata, colta, consapevole del valore del bello e con forte personalità».
Ad ammirare la sfilata c’era Ornella Muti, state tornando al cinema?
«Vestendola per lo spettacolo teatrale Mia moglie Penelope, abbiamo riabbracciato quel glamour già esplorato da mio nonno che realizzava abiti per le dive, tra cui Ava Gardner».
A ottobre sfilerete a Parigi. La svolta internazionale è un sogno che si realizza?
«Parlerei di un ritorno di fiamma. Mio nonno era di casa sulle passerelle parigine in quanto molti atelier di rilievo basati nella Ville Lumière attingevano alla nostra maison per le loro collezioni. A Parigi porteremo una collezione ispirata a una figura femminile iconica nel panorama letterario del Novecento, impegnata anche sul piano sociale e civile…».
Un mistero da non svelare ancora. Cambiando argomento, Maison Celestino e sostenibilità: a che punto siete?
«Da sempre è il mantra aziendale. I nostri tessuti, tutti rigorosamente naturali (lino, seta, canapa, cotone purissimo) vengono ancora lavorati da mani esperte sui nostri antichi telai. E nel 2021 siamo stati insigniti del Social Ecology Award, per aver saputo innovare nella green economy».